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The Beyond-Crawl

Artista: The Beyond

Album: Crawl

Genere: Progressive Metal

Anno di Pubblicazione: 1991

Etichetta: Harvest

Quando si sente parlare di progressive metal la stragrande maggioranza ha in mente una sorta di progressive rock più pesante e distorto, con saccheggi a piene mani dalla tradizione progressive anni ’70 (Yes, Genesis ed Emerson, Lake & Palmer in prima fila) e virtuosismi sfrenati anche nel riff più semplice, operato da molti gruppi tra i quali spicca sicuramente il nome dei Dream Theater (sebbene sia doveroso dire che questi ultimi hanno comunque apportato diverse modifiche al genere, producendo anche capolavori); al più, è possibile che si vada con la mente ai primi semi del genere, quindi ad un heavy metal appena più complesso (come i primi Queensrÿche) oppure sinfonico (quindi, Savatage); ancora si può pensare (ma in casi molto rari) alla particolare fusione di progressive rock e death metal operato da gruppi come Edge of Sanity ed Opeth ma, checché se ne dica, in quest’ultimo caso siamo già lontani dalla generale utenza prog, essendo entrati nel campo del metal estremo.
I The Beyond, band inglese dei primi anni ’90, avevano invece in mente un’idea ben diversa di progressive metal. Come prima cosa è necessario dire che Crawl, l’album consigliato, è ben scevro da virtuosismi fini a sé stessi, anzi; sotto questo punto di vista è veramente un album piuttosto sobrio, essendo gli assoli ridotti al minimo.
La sezione ritmica, in compenso, vaga per l’album come una vera e propria  “scheggia impazzita”: il batterista Neil Cooper è spesso incline a fantasiosi pattern di marcato stampo jazz, spesso di grande precisione ed alta velocità. Il riffing spesso è più accostabile al thrash metal che al progressive metal e i pezzi raramente superano la normale durata della forma canzone. La voce di John Whitby ha un timbro caldo e riesce a convincere pur senza volare su note sovracute (ciò che sembra essere diventata addirittura un’insensata condicio sine qua non per essere un buon vocalist metal). Probabilmente i picchi dell’album sono la opener Sacred Garden e soprattutto la trascinante One Step Too Far. Insieme ai The Beyond fuori dal metal estremo saranno all’inizio pochissime, poi molte (specialmente dopo le uscite di gruppi come Atheist, Death o Cynic) le band a tentare il connubio tra ritmiche jazz e metal, purtroppo spesso culminante in “banali” riff in tempi dispari accatastati l’uno sull’altro e un folle basso fretless più solista che ritmico, di enormi doti tecniche ma incapaci di regalare un brano anche solo vicino a questo grande lavoro dei The Beyond.

Voto: 8/10

Blaze.

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